Non chiamatelo parrucchino: facciamo chiarezza nella storia della protesi capelli.
Con il termine henné si indicano le polveri ricavate dalle foglie di Lawsonia inermis, un arbusto spinoso della famiglia delle Lythraceae, originaria degli altipiani dell’Africa centro-orientale e dell’Asia, si è poi successivamente stabilizzata nel bacino orientale del Mediterraneo. Tramite la macinazione delle foglie e dei rami essiccati è possibile ricavare una preziosa polvere di colore giallo-verdastra.
Il suo uso principale riguarda la tintura dei capelli, infatti, molte tinte sono a base di hennè; può essere utilizzata anche per colorare tessuti e realizzare tatuaggi temporanei. Ha un’influenza positiva anche sulla cute e sui capelli grazie alle sue proprietà sebo normalizzanti, rendendo i capelli più corposi e nutriti.
È importante sottolineare che l’effetto ottenuto è diverso da una persona all’altra poiché dipende dalla capacità del capello di assorbire la sostanza, inoltre, un altro fattore da considerare è la colorazione di base dei capelli: chi ha capelli biondi o chiari avrà una colorazione ramata e arancio mentre che ha capelli scuri, castani o neri verrà conferita una sfumatura rossiccia.